Allevamento amatoriale, che cos’è e quali sono le sue caratteristiche? Quando si pensa di includere un nuovo membro a quattro zampe in famiglia, ci sono diversi aspetti da tenere in conto. Il primo di questi riguarda la razza del cane o del gatto, dalla quale dipendono alcuni fattori. Ad esempio, c’è da considerare la taglia, ovvero la sua grandezza una volta che il cucciolo sarà diventato adulto. Dalla razza di cane o di gatto che si scelgono possono dipendere anche il carattere e, in linea generale, ogni dettaglio legato all’estetica dell’animale. Un allevatore esperto può darti tutte le indicazioni di cui hai bisogno. Inoltre, potresti trovarti nella posizione di voler iniziare a tua volta un allevamento, magari di dimensioni ridotte. Ma cosa dicono le leggi italiane, in merito all’allevamento amatoriale? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Allevamento amatoriale a norma di legge
Le leggi che regolano l’allevamento di specie zootecniche, in Italia, risalgono agli inizi degli anni Novanta. Riguardano non solo l’allevamento di cani e gatti, ma la definizione delle razze, che possono applicarsi anche ad altre specie di animali. Inoltre viene inquadrato ogni aspetto legato all’allevamento, dalla commercializzazione dei capi destinati alla riproduzione, agli ovuli e allo sperma degli stessi, inclusi gli embrioni da essi generati. Per quanto riguarda le razze canine, il testo di riferimento relativo alle normative a cui sono sottoposti gli allevatori è il DL del 23 agosto 1993. Nel testo vengono regolamentati non solo gli allevamenti professionali, ma anche quelli amatoriali.
Il Decreto Legislativo 529 del 1992 è quello che, nello specifico, si occupa della regolamentazione anche nei termini legati alla commercializzazione. In pratica, definisce i vincoli entro i quali si ha la possibilità di vendere animali di razza. Il testo è estremamente esplicativo: “E’ consentita la commercializzazione di animali di razza di origine nazionale e comunitaria esclusivamente con riferimento a soggetti iscritti ai libri genealogici o registri anagrafici e che risultino accompagnati da apposita certificazione genealogica, rilasciata dall’associazione degli allevatori che detiene il relativo libro genealogico o il registro anagrafico”.
Caratteristiche dell’allevamento amatoriale
Secondo la legge del 23 agosto 1993, gli allevamenti di cani che rientrano nella categoria amatoriale devono avere delle caratteristiche precise e ben determinate. In linea generale, per definirsi amatoriale un allevatore non deve possedere più di 5 fattrici. C’è un limite anche per quanto riguarda le cucciolate, dal momento che un allevamento amatoriale non deve allevare più di 30 cuccioli all’anno. Cosa succede se si superano queste quote? L’allevamento deve essere convertito da amatoriale a professionale. Proprio per questo motivo non è raro che l’allevamento amatoriale, nato per passione, possa convertirsi in un lavoro vero e proprio per un futuro allevatore professionista.
L’allevamento amatoriale, rispetto a quello professionale, presenta il vantaggio di avere vincoli legislativi minori. Ciò nonostante, permette di fare pratica con il mestiere, prima di passare a un livello da professionista. Questo, però, non significa che l’impegno da investire sia minore. Infatti, l’attività di allevatore va affrontata con serietà, responsabilità e deve essere portata avanti nel pieno rispetto delle leggi sanitarie. Tali normative sono stabilite dalle Aziende Socio Sanitarie Territoriali e il fine ultimo è quello di garantire il benessere costante del cane.