“Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo”: così Carlo Collodi introduce il burattinaio del “Gran Teatro dei Burattini”, Mangiafuoco (Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino). Seppure incuta soggezione e sia burbero, è tutto sommato un personaggio positivo e probabilmente ha contribuito a fissare, nell’immaginario collettivo, la figura del burattinaio e il mondo dei burattini. Grande impulso avrà dato a ciò l’adattamento Disney del classico di Collodi. Ma chi sono, esattamente, i burattinai?
I burattinai: una storia antica e affascinante
Il burattinaio può essere considerato un artista che utilizza i burattini per le sue rappresentazioni. Questi ultimi sono dei fantocci che si infilano come fossero dei guanti. Hanno una testa di legno e una veste che finisce a sacchetto. Il burattino, quando “va in scena”, lo si vede più o meno fino a mezzo busto o un po’ di più, con il burattinaio che lo manovra. Tale descrizione potrebbe disorientare, poiché non corrisponde all’immagine che chiunque ha di Pinocchio. Effettivamente, Pinocchio è una marionetta, non un burattino; la differenza sta nel fatto che la marionetta è un pupazzo di legno manovrato con i fili. All’epoca del romanzo (1881), il termine “burattino” stava per “fantoccio mosso dai fili”; “marionetta” era poco usato popolarmente e da alcuni scrittori era considerato un francesismo.
Seppure sia considerato un genere teatrale minore, il teatro dei burattini è pieno di poesia ed è ricco di storia e tradizione, un genere in cui le storie popolari incontrano i classici. Il burattino era conosciuto già nel mondo antico ed era legato all’aspetto religioso: rappresentava un feticcio, mentre il burattinaio era uno “stregone”. In Grecia e a Roma, il burattinaio era un intrattenitore.
Nel Medioevo, viene vietata la satira dei burattini; il riso è considerato pericoloso e il teatro dei burattini non è vicino alla Parola di Dio. I burattinai, perciò, animano i fantocci nelle sacre rappresentazioni. Nel Cinquecento quest’arte conosce una rinascita artistica e, a fine Ottocento, assume le caratteristiche che oggi vengono in mente pensando a questa forma teatrale. La commedia dell’arte rinnova le maschere e la tradizione dei burattini, e i burattinai danno vita a un linguaggio singolare e poetico. È un mestiere a cui si abbina lo stile di vita del girovago, pertanto è anche difficile trovare notizie sulla loro condizione sociale e professionale.
I burattinai esistono ancora?
I burattinai ci sono ancora, c’è ancora chi porta avanti questa tradizione. Certo, bisogna fare i conti con la contemporaneità. Giacomo Onofrio, un burattinaio che ha proseguito la tradizione di famiglia anche nel nuovo millennio, ha sottolineato come l’attività sia in declino e notava come sempre meno persone credono nella magia di spettacoli simili. In ogni caso, la categoria resiste. Si pensi ai fratelli Ferraiolo, esponenti di una famiglia di burattinai da più di un secolo e mezzo.
Sembra comunque che questa arte non abbia abbandonato questa epoca, e che ci sia ancora qualcuno che voglia imparare il mestiere. Ma si può anche mettere in luce un fatto non di poco conto: il teatro dei burattini può avere applicazioni didattiche e implicazioni sociali. Di qualche anno fa il percorso formativo Il teatro di animazione come strumento di intervento in ambito educativo, sociale e medico-sanitario, da un’idea dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, del Comune di Reggio, del Comune di Modena e della Fondazione Famiglia Sarzi. Otello Sarzi Madidini, artista e partigiano, da giovane fu aiutante nella compagnia itinerante di famiglia, presso cui fu attor giovane Federico Fellini, e fondò a Roma il Teatro Stabile di Burattini e Marionette (1957). Il mondo dei burattini e delle marionette vanta anche diversi festival.