Stonehenge si riferisce al sito neolitico situato ad Amesbury nello Wiltshire, all’interno dell’Inghilterra, risultando il più celebre e famoso cromlech di tutto il mondo. Visivamente Stonehenge presenta un insieme di grosse pietre posizionate in linea circolare conosciute con il nome di megaliti. Queste pietre erette disposte in tondo si trovano presenti in oltre 35 mila siti europei, dalla Scandinavia alla Sardegna, oggetto di numerosi studi e ricerche fino ai giorni odierni.
Stonehenge: la teoria sulla costruzione
Una delle teorie più conclamate a riguardo dell’origine della costruzione di Stonehenge si basa sullo spostamento delle pietre più grandi, dal peso variabile da 25 a 50 tonnellate ciascuna, ricavate dal taglio di una collina distante circa 30 km dal sito, ipoteticamente trascinate lungo apposite costruzione di legno, simili a rulli, bloccate tramite l’impiego di corde e il dispiegamento di una decina di uomini.
Le pietre più piccole furono invece tagliate a circa 3 km dal sito archeologico, trasportate in parte in diverse località. Tuttavia, una nuova ricerca del 2018 ha evidenziato e smentito l’ipotesi di un trasporto delle pietre tramite la via del canale di Bristol, evidenziando una percorrenza su terra in viottoli interni. Secondo le ultime ricerche i megaliti sarebbero stati trasportati grazie ad un foro nel terreno con l’ausilio di un sistema realizzato in tronchi di legno e funi. Una delle più recenti teorie si base invece su di un’origine comune, intesa ai vari siti archeologici sparsi per l’Europa, sotto una possibile correlazione nel nord-ovest della Francia.
La correlazione con gli altri siti megalitici
Secondo le ultime ricerche, pubblicate all’interno del Proceedings of the National Academy of Sciences, il sito archeologico di Stonehenge potrebbe collegarsi al resto delle presenza di megaliti grazie ad un collegamento con l’area nord-ovest del territorio francese. Stonehenge potrebbe essere stato realizzato da una singola cultra di cacciatori e raccoglitori della Gran Bretagna circa 7 mila anni fa, sotto una successiva diffusione a livello architettonico nel resto delle aree europee di ritrovamento attraverso la strada della navigazione.
Gli ultimi studi sono stati coordinati in Svezia da Bettina Schulz Paulsson, dell’Università di Göteborg, la quale ha tuttavia escluso una possibile diffusione delle costruzioni tipiche di Stonehenge sulla base della diffusione via mare, relegando tali tecnologie a 2 mila anni successivi. Gli scienziati si sono soffermati sui risultati delle analisi al radiocarbonio svolti in ben 2.410 siti archeologici europei, composti per lo più da resti umani.
Sulla base delle analisi i siti più antichi sono risultati essere quelli ubicati nella parte nord-ovest della Francia risalenti al 4700 a. C. circa, grazie ad una cultura di cacciatori-raccoglitori dalle avanzate tecnologie e conoscenze di navigazione, estendendo la formazione dei megaliti in altri territori.