Da qualche anno a questa parte è apparsa sul mercato una nuova tipologia di sigarette che avrebbe come scopo quello di diminuire l’impatto negativo che le sigarette “reali” in uso finora hanno provocato. La sigaretta elettronica è di fatto un sostituto che dovrebbe, oltre a causare meno danni al consumatore, aiutarlo a smettere completamente di fumare.
Nel giro degli ultimi tre anni si è osservato un incremento sostanziale di attività che prevedono la vendita e lo smercio di sigarette elettroniche e loro annessi e connessi per l’utilizzo. Le regole, però, stanno cambiando.
Cosa cambierà a partire dal 2018?
Da Alternativa Popolare, partito politico nato dalle ceneri del Nuovo Centrodestra, è arrivata la proposta di legge di far passare le sigarette elettroniche sotto il monopolio di stato. Il disegno di legge non è ancora stato approvato ma comprenderebbe l’esclusiva vendita delle sigarette solo tramite rivenditori autorizzati e inoltre prevederebbe una tassa di 5 euro sui liquidi che servono per il funzionamento della sigaretta. Ovviamente questa proposta è stata largamente contestata dai rivenditori anche perché sarà proibita la vendita anche e soprattutto online.
Quali potrebbero essere le conseguenze?
Se la manovra venisse approvata le casse dello stato avrebbero un guadagno maggiore netto non indifferente rispetto a prima di circa 10 milioni di euro annui. Dall’altro lato però, l’approvazione della legge, potrebbe essere una mossa che va a discapito della salute dei consumatori.
Questa tipologia di sigarette è nata anche con lo scopo di limitare i danni provocati dal fumo dando al consumatore un’alternativa più o meno valida che lo sostituisse e lo aiutasse nei casi migliori a smettere, rendendo queste sigarette monopolio di stato e alzandone il prezzo si rischia di avere un’involuzione con l’abbattimento di questo mercato “alternativo” e il ritorno a grandi passi sulla via della sigaretta tradizionale.
Senza contare il danno effettivo che si infligge ai venditori online. Impedendone la vendita online si limita il bacino d’utenza, la comodità e l’accesso a molte differenti tipologie di liquido obbligando il consumatore a recarsi in tabaccheria o nel rivenditore di fiducia che magari non ha la tipologia da lui richiesta.
Il rischio di ritornare alla sigaretta tradizionale e ben più dannosa è molto concreto ma, se da un lato i venditori di sigarette elettroniche si infuriano e cercano di bloccare la proposta, dall’altro i rivenditori di sigarette tradizionali e soprattutto le case di produzione, gioiscono di questa scelta.
Il mercato del tabacco e della nicotina sono sempre stati un punto cardine per avere introiti di altissimo importo e gli interessi delle case produttrici non devono essere messi a rischio. Probabilmente dietro questa scelta, come dietro molte altre, c’è una questione puramente politica, di potere e soprattutto di soldi.
Lo stato non può permettersi di perdere introiti di grande importanza che riguardano il mercato del fumo, di qualunque natura esso sia, e quindi conviene rendere tutto monopolio di stato e accentrare quanto più possibile il guadagno nelle casse statali.
Se passasse il disegno di legge, entro il 2018 dovrebbero cambiare molte cose per l’industria del fumo, non resta che attendere gli sviluppi.