L’ultima settimana di marzo e la prima del mese di aprile si sono rivelate particolarmente dolorose per il Nikkei 225, l’indice più autorevole della Borsa di Tokyo e vero termometro dell’economia nipponica: a partire dal 29 marzo fino al 6 aprile 2016, come ricavato dai dati di borsa online di InvestireInBorsa, il paniere ha fatto registrare ben 7 sedute consecutive caratterizzate da segno negativo, con picchi di – 3,55% il primo aprile e -2,42% quattro giorni dopo, per un calo totale del 7,49% nell’arco degli ultimi 14 giorni. Tra le cause di questo passivo si possono annoverare gli effetti del prezzo del greggio e il rafforzamento dello yen sulle valute estere, soprattutto sul dollaro statunitense, che non incoraggia gli investitori stranieri ad intervenire nei mercati del Sol Levante.
La situazione in Giappone
Sembrerebbe che l’economia giapponese sia affetta attualmente dalla stessa patologia che sta investendo l’economia del vecchio continente, poiché i sintomi appaiono del tutto simili: contrazione della produzione industriale e nel settore dei servizi, alla luce di una ridotta entità dei consumi nazionali con conseguente sviluppo di tendenze deflazionistiche. Per questo motivo, la Keindanren, l’equivalente della Confindustria in Giappone, ha recentemente consigliato il Governo e la Banca di Tokyo nel non allentare gli sforzi finalizzati a combattere la deflazione, intervenendo se necessario anche con misure di politica monetaria convincenti. Come risposta, il governatore della Banca Centrale Giapponese ha reiterato che l’istituto fornirà delle risposte forti alla situazione critica attuale, con il tentativo di far risalire il livello d’inflazione sui valori intorno al 2%, un tasso idoneo per il corretto funzionamento del sistema economico di un paese industrializzato.
Le prestazioni dell’economia giapponese risentono ovviamente dell’andamento del gigantesco vicino di casa, quella Cina che nel corso dell’ultimo anno ha fatto registrare un rallentamento della produzione industriale nazionale, con una riduzione dell’importazione ed un ridimensionamento del tasso di crescita a livello annuale. I paesi asiatici, come il Giappone e la Corea del Sud, patiscono maggiormente le turbolenze dell’economia cinese, ed il loro stato di salute dipende in gran parte dall’efficienza produttiva della Cina. Al fine di una ripresa dell’economia giapponese è quindi necessario monitorare costantemente le prestazioni di quella cinese, che hanno anche un forte impatto per le sorti economiche globali.